La sera, dopo l'irrinunciabile hamam davanti alla cittadella, a volte in compagnia di alcuni archeologi europei troppo impegnati a scavare per vivere poi la superficie, andavo a mangiare in luoghi dove vedevo famiglie intere godere di quello che la tavola offriva...e la tavola dava veramente tanto.
Antipasti a base di verdure crude o all'aceto, vegetali cotti, insalate varie al limone e olio di oliva con pepe o harissa, immancabile l'hummus bi tahina, una crema di ceci mescolata con semi di sesamo.
Poi riso al vapore o scottato, spiedini, polpette, shish kebab carne e verdure alla griglia, salse di vario tipo speziate e non, fagottini di formaggio, pane caldo con semi vari e poi dolci di noci e miele, pistacchi, budino di latte di riso, datteri, involtini di mandorle...ed ancora caffč, te, menta, tisane che ancora non conosco, il salep in inverno, una specie di crema calda da bere, leggermente speziata con cannella o chiodo di garofano e da non dimenticare ne sottovalutare il vino.
Dopo questo, immancabilmente mi incontravo a sera inoltrata, con alcune delle persone conosciute in quei giorni al bazar...il suk uno dei pił vivi e genuini che abbia mai visto, meriterebbe un capitolo a parte.
Ci si vedeva li, in quelle più o meno grandi o piccole sale da gioco, fumerie, stanze da te, spesso situate sui tetti.
I narghile' e la tavula (antico gioco oggi conosciuto come backgammon) la facevano da padroni.
Già in quegli anni venivano forniti ai fumatori dei bocchini usa e getta da mettere sulla parte finale della pipa ad acqua che a seconda dei locali in cui si era, presentava la campana di vetro da bella a magnifica, la Siria ha una cultura centenaria di lavorazione del vetro.
Inutile dire che la serata volava in una semplicità che pare non più appartenere ai nostri giorni.
Giocavamo, ridevamo e ci sorprendevamo quando a vincere ero io, ad un gioco appartenente alla loro cultura, un po' come pensare ad un siriano che in Italia vinca a scopa o a briscola in un paesino di provincia...
Quando la brace del narghile' nonostante l'efficienza degli inservienti si spegneva spesso accendevamo una sigaretta e guardandoci poi negli occhi iniziavamo a ridere.
C'era curiosità da ambo le parti per un mondo del quale si era tanto sentito parlare ma che non si conosceva ed ora era li davanti a noi, un mondo che spesso ci veniva presentato come diverso, pericoloso, da starne alla larga; due entità che esprimevano le loro paure l'uno sull'altro.
C'era la genuinità dell'essere umano quando percepisce che a separarci, son tante menzogne, illazioni, giochi sopra le nostre teste, sopra le nostre vite, quando quello che vogliamo, che apprezziamo, che sogniamo è perfettamente uguale in ognuno di noi da Taskent a Dublino da Ulaan Ude a Varanasi da Potenza a Samarcanda da Kabul a Tirana.
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