Nell'agosto del 2001 stavo attraversando con tre compagni di viaggio ognuno con la propria moto, la zona tribale del Beluchistan a ridosso del confine afghano seguendo piste e sentieri cominciati in Iran, prima di deserto e poi di montagna, guadando i fiumi laddove i ponti mancavano.
Era oramai buio da un pezzo, eravamo esausti, affamati ed assetati e senza nessuna prospettiva di poter avere conforto ne tanto meno di poter uscire da quella situazione a breve tempo se non in giornate.
Di fronte all'ennesimo fiume ma questa volta troppo grande per poter tentare un guado in piena notte, lo sconforto si stava facendo troppa strada alimentato anche dal fatto che in tutta quell'immensa area qualsiasi uomo è armato, minimo di pistola e normalmente di Kalashnikov.
Avevamo già in giornata ricevuto conforto ed indicazioni da vari gruppi di persone armate e visto anche che nei rari e minuscoli spacci in villaggi di montagna, a fianco delle sigarette e dei biscotti si vendevano per una decina di dollari anche bombe a mano.
Mentre tutto questo passava nella mente, alcune luci si stavano avvicinando assieme a delle voci, scendendo dalla scarpata verso il fiume.
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