Scendiamo, ero con la mia compagna, si avvicinano alcune persone e dopo poco colui che era il capo dell'accampamento che molto gentilmente ci fa strada dirigendosi un po' più in alto verso la sua tenda.
Lui era un uomo, nel senso raro del termine.
Dopo poco che eravamo nella tenda apparve la moglie...sembrava fosse entrata una regina, non certo per quella che a volte superficialmente definiamo bellezza ma per come si muoveva, per come parlava per come guardava per i suoi silenzi...
Ci furono offerti formaggi e pane, miele e noci, yoghurt e te.
Poi fecero cantare ad ognuno dei figli una canzone per noi ed alla fine chiesero a me di cantarne una...
Mi sono sempre vergognato di cantare pur sapendo di poterlo fare discretamente, ma li in quel momento in quella situazione in quel "tempo" ho sentito il desiderio di farlo e l'ho fatto.
In quei giorni avevo in testa una canzone che canticchiavo sempre, in genere mi succede spesso e passo quindi di canzone in canzone ogni tre quattro giorni, dando il tormento a chi mi sta vicino; si trattava di Pugni Chiusi dei Ribelli un brano degli anni sessanta e cosė in una tenda di nomadi Curdi, in Turchia, sul confine armeno iniziai a voce piena a cantarla.
I bambini non riuscivano a trattenere le risa e per non essere cosė "sfacciati" davanti all'ospite si rifugiavano dietro la madre che continuava a mantenersi seria ma con un certo gioviale sforzo, il marito era divertito da tutto l'intreccio creatosi.
Ci furono applausi, ribevemmo del te e iniziammo una lunga chiaccherata , capendoci grazie ad un giovane ragazzo che conosceva l'inglese.
|